lunedì 25 luglio 2016

Vo Nguyen e il nuovo scozzese.

Thomas Peters nacque in Nigeria, ma a 22 anni fu schiavizzato e portato in America. Thomas Peters, non contento della sistemazione, convinse 2999 afroamericani schiavi, durante la guerra di indipendenza americana, a dichiararsi leali alla corona inglese con la promessa d'essere liberati dal Re una volta cessate le ostilità. Purtroppo, nel 1784 venne ratificata la sconfitta della Gran Bretagna nel conflitto a favore degli Stati Uniti. Thomas Jefferson, da delegato per lo stato della Virginia, definì questi 3000 individui: "fuggitivi". In quanto, invece di tornare ai "legittimi proprietari", furono comunque liberati e trasferiti dagli inglesi dal cocente sud-est neo-statunitense nella gelida Nuova Scozia (odierno Canada). Uno di questi neo-scozzesi, Thomas Peters, non contento per la sistemazione, partì per l'Inghilterra cercando di ottenere qualcosa di meglio. Nonostante gli altri 2999 coloni pensassero che Thomas sarebbe stato re-schiavizzato appena sbarcato nel Regno Unito, Peters riuscì non solo ad ottenere delle terre sulla costa dell'Africa occidentale (odierna Sierra Leone), ma si fece anche dare un passaggio. Tornò in Scozia (quella nuova) e convinse diversi nuovi scozzesi a seguirlo nel viaggio trans-continentale. Nel 1792 Thomas arrivò sulla spiaggia della terra promessa, ma non contento della sistemazione, decise di salire fino ad arrivare in cima ad una collina. Lì si fermò. E dove sorge ancora il maestoso "Cotton tree" (un Kapok), Thomas Peters fondò Freetown. Non contento della sistemazione, Thomas Peters, sempre nello stesso anno, sempre a Freetown, si sentì libero anche di morire.

venerdì 8 luglio 2016

Vo Nguyen e la tecnica.

Quando si parla di guerra, spesso si fa cenno alla tecnica. La parola viene dal greco techne =arte, a Quintiliano invece si deve l'aggettivo technicus (maestro di un’arte, specialista), mentre il tutto sembra richiamare un'antica radice indoeuropea, tek = tessere, la stessa da cui derivano parole come testo, tela, testa. Quando si parla di guerra, spesso si fa cenno alla tecnica. Nel 1926 un tecnico, fonda una ditta di telai automatici, mentre nel 1936 il figlio fonda una ditta di automobili. Quando si parla di guerra, spesso si fa cenno alla tecnica. Nel 1987, Gueddafi decide di prendersi il cuore sahariano dell'africa, il Ciad. Come risposta il presidente del Ciad, Habrè, si fa spedire 400 pick-up giapponesi nel mezzo del deserto. Quando si parla di guerra, spesso si fa cenno alla Tecnica. Nonostante l'esercito ciadiano avesse solo un 1/3 dei soldati libici, riuscì a vincere quella che fu poi chiamata la guerra delle toyota. Quando si parla di guerra, ormai si discute solo di "Tecnica". Per la sicurezza nazionale americana la Tecnica è "l'Ak-47 su quattro ruote.". Quando si parla di guerra si sottovaluta il peso delle parole, il nome di questo pick-up armato si deve ad una telefonata in cui si richiedeva una semplice "assistenza tecnica".

venerdì 8 agosto 2014

Vo Nguyen e Il maggiordomo.

C'era una volta un non-re, nella terra dei Franchi del 700, ovvero mille anni prima della rivoluzione dei non-Franchi. Questa non è la storia di un re, ma è la storia di un Maior domus, di un maggiordomo (?), ma non di un maggiordomo, ma del maggiore del palazzo. Forse è importante soffermarsi sui nomi. Questa è la breve storia di Carlo, per i più Carlo Martello (Charles Martel), per altri semplicemente Marcello. Forse non è importante soffermarsi sui nomi. Marcello era il maggiore di Austrasia (come il padre, Pépin), successivamente di Neustria e di Burgundia, di fatto riunì e rafforzò quella che per lui era casa, visto che ne era il "maior". Ma Charles non è famoso per questo, non viene ricordato per aver malmenato generazioni di Sassoni, non viene ricordato per aver barattato i propri re come cereali o di averli scambiati come figurine, viene ricordato per aver vinto una misera battaglia e neanche la guerra contro gli arabi. Un maggiordomo contro una civiltà. Ebbene passò alla storia come il Martello che schiacciò i musulmani, ma Marcello probabilmente ha fatto solo quello che spettava al non-re dei Franchi. In realtà 15 anni prima, un Re (non proprio), un Leone (il terzo), il Re Leone 3 ad oriente umiliava la flotta musulmana, affievolendo ogni pretesa araba ad occidente. Purtroppo il Basileus (il re dei re) Leone è passato alla storia come un paranoico iconoclasta. Ma di fatto in questa storia, come in ogni altra storia a vincere non è mai il Re. Alla storia piace pensare che a proteggerci sia stato Carlo Martello, un semplice maggiordomo. A me piace pensare che a difendermi sia stato Marcello (Martel Charles), un semplice. Alla fine è importante soffermarsi sui nomi. 

sabato 10 maggio 2014

Marcelli


Marcello porta con un sè un nome poco comune, a dir poco unico. Infatti non ha mai avuto il piacere di incontrare un altro Marcello. Se spesso il mal di vivere si incontra, un Marcello è difficile scovarlo. Era ormai l'alba, Zio Pino sostava sugli scogli e pazientemente attendeva l'arrivo di un bel pesce. Era uno di quegli individui che apprezzano pienamente l’attesa, devo dire che in quell’era non era facile trovare gente paziente. Zio Pino era appellato così, ma in realtà non era Zio di nessuno e in realtà non si chiamava neanche Pino. La sua generosità però, spingeva chiunque a pretendere un grado di parentela. Si preparava psicologicamente alla caccia ittica la sera prima, era metodico, niente sveglia, il corpo sapeva quando muoversi. Era un pescatore nato. Era però, un pescatore atipico. A differenza di altre persone che pescavano uomini o altri animali del creato, Pino non pescava niente, ironia della sorte erano gli altri che pescavano lui. Soleva osservare gli altri pescatori, se bisognava avere una pazienza sterminata per pescare, bisognava averne ancora di più per guardare qualcuno pescare. Pino è forse la figura più influente nell'esistenza di Marcello. Pino è sempre stato il Mecenate di Marcello, la cultura popolare, la strada. Pino era la notte di Marcello. Un accanito fumatore, tendeva a consumare la sua anima per far nascere nell'alba, Marcello, il primo raggio di un arco di vita solare e interminabile. Prima dell'arrivo della luce, scrutava il mare, non sopportava il Sole, infatti tornava a casa appena i primi i raggi incidevano i granelli della spiaggia adiacente alla scogliera. Mentre Marcello si svegliava nel pieno della mattinata, Pino si dava da fare con la motoretta ingolfata. Meccanismi mattutini coincidenti. Mentre Marcello alzava la serranda della finestra, Zio Pino chiudeva il pacchetto dopo essersi logorato con l'ennesima sigaretta. Bipolarismo Empedocleo ai massimi storici. Marcello si vestiva in fretta, faceva colazione, era già in ritardo per andare a scuola. Pino era in sella al suo bolide ed era diretto a casa del mio personaggio. Ma come ogni mattina arrivato lì, Marcello non c'era più, era già scappato a scuola. Sul viso di Pino c'erano i segni del Dispiacere, ma anche di Fiducia. Se c'era una cosa che sapeva fare era aspettare. C'è chi ancora si chiede quale sia il vero nome di Pino. Beh, sta di fatto che due Marcelli non si incontrano mai. Non rette. Anelli, che non si toccano, ma uniti in una catena indissolubile.

martedì 20 marzo 2012

Vo nguyen e le 2 fave.

2 Piccioni stavano facendo un brunch. Mentre uno dei due sorseggiava la propria minestra, cadde una fava per terra. Questa fava come posseduta attraversò il terreno. Di colpo crebbe una pianta che superò il grattacielo più alto della città fino ad attraversare come posseduta, il cielo.I 2 piccioni rimasero sbalorditi dall'evento. Lasciarono il cibo sul tavolo. Si misero a scalare, anche se sapevano come si volasse. E salirono, salirono cercando di vedere la cima della pianta. Ma non vi riuscirono mai. Era comunque inutile, visto che in cima alla pianta c'era il paradiso dei piccioni. Morirono dalla fatica. E a quel punto volarono in cielo, anche se sapevano come si scalasse. Un senso, una morale questa storia non la ha, ma questo è l'unico modo per avere due piccioni con una favola.

mercoledì 22 febbraio 2012

Vo Nguyen e Cavalli e Muli.

Vo, in quel tempo era allevatore. Dopo una decade, un'ottima morìa fece cadere in disgrazia l'attività. Gli rimasero solo un cavallo e mulo. Il cavallo lo chiamò: cavallo, mentre il mulo: cavalla. Vo, nutriva un desiderio irrefrenabile di riprendersi. Pensando al futuro, alla famiglia, a un gioco manageriale di calcio per il 2013. Prese le bestie e le fece accoppiare per 18 mesi, con magri risultati. Il 18° mese, capì che c'era qualcosa di sbagliato. Il corredo cromosomico della cavalla? No, l'entusiasmo. Vo, Inseminatore artificioso. 

Non si sa che fine fece Vo, i figli non vollero continuare l'attività di famiglia. Sterile lui e il suo seme. Il cavallo e la cavalla sono ancora là in una fattoria abbandonata. Fra il niente. Arido tutto? E no. 

Che differenza c'è fra un mulo e un cavallo? 

Bisogna accettare la sterilità, come una benedizione divina(?). Il più prolifico dono del creato (?). Il messaggio, il dovere attraverso cui possiamo, dobbiamo vivere il presente: quello che ci appartiene. Sapendo che il futuro è solo artificioso. Come Vo. La vera nota dolente è il fatto che il cavallo e la cavalla non avranno prole a cui insegnarlo. Peccato.

domenica 27 novembre 2011

Vo Nguyen e l'avvoltoio.

Un contadino stava rassodandosi il podere, quando gli si avvicinò un avvoltoio. Quest ultimo gli disse che era il protettore del socialismo reale, niente altro. Il contadino non capì. Vista la scarsa vena del contadino, l'avvoltoio si disse soddisfatto e tornò in volo. A questo punto per 20 anni notte e giorno disegnò cerchi in cielo, sulla proprietà del contadino, cerchi tutti uguali. Il contadino ebbe un bimbo, un giorno, allora l'avvoltoio si avvicinò alla finestra del nascituro. La moglie del contadino, chiese cosa volesse. L'avvoltoio fece un gesto di stizza alla donna e rapido si avvicinò alla culla. Tutto quello che di mamma c'era nella figura femminile si concentrò in una scopa metallica veementemente scagliata contro il pennuto. L'avvoltoio ancor più rapido si spostò sulla scrivaia, prese un penna dal suo carenaggio aviario e scrisse sul muro: "E' tardi". Uscì dalla finestra e tornò dal contadino. "Sono tornato" disse il pennunto "dopo 20 anni. Il terreno è pronto. Il tuo sudore è mio." Il contadino prese il piccone e lo conficco nella fronte dell'avvoltoio. L'avvoltoio morente riuscì a ripetere:"E' tardi". Presto, dei corvi come assatanati, mangiarono per intero la carcassa dell'avvoltoio, non lasciando nemmeno un piuma. Poche ore più tardi un altro avvoltoio, più giovane tornò a veleggiare nella troposfera dedicata alla fattoria dell'agricultore. Il contadino preoccupato si arroccò nell'edificio, lasciò che la moglie con un'armatura 400esca si occupasse delle vettovaglie. altri 10 anni passarono. e 10 ancora. L'uomo morì, l'avvoltoio invecchiato si accasciò sull'uscio della porta. Il figlio così uscì e potè vedere l'avvoltoio esanime. L'uccello gli chiese di porre fine alle proprie sofferenze. Il ragazzo acconsentì e lo trafisse con un piccone nel petto. A seguire, corvi assatanati e in cielo un nuovo avvoltoio. Il pennuto novello uccise finalmente il figlio del fattore. Detto questo, l'avvoltoio contento tornò negli inferi. La moglie con l'armatura andò finalmente a Copacabana, sogno di una vita.

lunedì 31 ottobre 2011

Von Nguyen e le catene.


Vo Nguyen aveva una storia strana alle spalle. Ogni mattina Vo si alzava, si metteva i calzini e quindi le pantofole, andava per aprire il portafoglio e si ritrova dentro una decina di patenti di sconosciuti. Vo Nguyen dopo un paio di mesi e una discreta collezione, aprì un archivio. Insomma una cartella enorme, con dentro migliaia di patenti. Dopo un decennio, nel mondo di Vo la motorizzazione rinunciò a rilasciare altre patenti, viste le persistenti scomparse. Tutti comprarono una bicicletta. Le automobili finirono in grossi cimiteri. Qualcuno mise in giro la voce che i Koala producessero metano, gli USA occuparono Perth e erano in procinto di assediare Canberra. Qualcuno si mise a correre e non tornò mai più. La televisione smise di trasmettere, visto che gli introiti pubblicitari dalle case automobilistiche erano esauriti. Vo, rimase l'unico patentato. La polizia a piedi chiese come facesse ad avere ancora la patente. Vo li portò in una camera della sua piccola casa e gli fece vedere un enorme schedario. Le guardie sconcertate spararono un colpo in testa all'asiatico e gettarono le patenti per le strade, così che ognuno potesse riprenderle. Ma i bimbi non sapendo a cosa servissero le usavano come delle figurine da scambiare. Così le guardie sparono a tutti i bimbi, la pozza di sangue infante, non richiamò nessun media, visto che le televisioni avevano chiuso. Non richiamò nessun passante. Ben presto non avendo nessuna automobile da fermare per strada, finendo le rapine in banca perchè non c'erano piu macchine con cui fuggire, non essendoci più incidenti, semafori, ritardi, fretta. Le guardie persero il lavoro. Si spararo anche loro. La ruota ci ha cambiato. Almeno questo ci dice il sussidiario. Un giorno spezzeremo delle catene formato tessera.

venerdì 12 agosto 2011

Anonima.

C'era in un posto strano una principessa. Una principessa che non aveva il cuore. Non l'aveva perso per strada e neanche in soffitta. Non ce l'aveva. Non le è stato rubato e non l ha tanto meno scambiato con un vasetto di cipollini. Non ce l'aveva. Lei viveva tranquilla, come le altre ragazze. Leggeva, dormiva e faceva tutto quello che le altre ragazze facevano. Un giorno venne un cuore nel posto strano. Il re lo accolse con tutti gli onori dovuti, sperando che vivesse nella figlia. La principessa senza cuore però, non volle. Ci sono vasi che non hanno bisogno d'acqua, la principessa senza cuore lo sapeva. Vennerò molti cuori. Cuori con il cappello, cuori neri, cuori bianchi e cuori con cuori. Ma la principessa li rifiutò tutti. Passo del tempo. Il re morì e con lui, il suo cuore. La regina morì e con lei, il suo cuore. Tutti i suoi cuori morirono, perchè i cuori non vivono per sempre. Lei continuò a vivere perchè non aveva un cuore stanco da accudire. Tutti sudditi del regno, vedendo la giovane regina sopravvivere a così tante estati, provarono a vivere senza cuore. Se lo strapparono via tutti, ma non si può vivere senza cuore. E così la principessa rimase per colpa sua, Sola. E allora mi chiedo che senso ha raccontare questa storia. E' solo la storia di una donna senza cuore.

domenica 19 giugno 2011

Deshawn Stevenson.

Deshawn stevenson, era andato a caccia quel giorno. Un'ecatombe di pennuti, quindi prese la gru più paffuta e meno pennuta e la diede al suo cuoco. Chichibio, che era il cuoco di Deshawn, preparò un pranzo con i fiocchi, tanto buono che l'odore della gru cotta saturava l'aria del cortile adiacente alla cucina, sta di fatto che lì vicino se ne stava sdraiata al sole di maggio la bella Brunetta. Brunetta si avvicinò alla finestra della stanza del cuoco chichibio e chiese una coscia della gru al cuoco. Chichibio sa che questo potrebbe far arrabbiare il padrone, ma dopo un breve litigio Brunetta vince portandosi via la coscia. Il cuoco a questo punto serve la gru con una zampa sola al padrone Deshawn Stevenson. Il padrone appena vide l'uccello menomato, chiese spiegazioni al giovine e quello prontamente risponse che le gru hanno una gamba sola. Il padrone, stizzito il giorno seguente porta il cuoco a caccia con sè. Chichibio, vede un paio di gru e conferma quanto detto la sera prima, dunque il padrone lancia un urlo talmente forte da far estroflettere le zampe ai pennuti e da farli scappare via. A quel punto Chichibio rispose che se il signor Deshawn avesse urlato allo stesso modo all'altra gru, quella cucinata il giorno prima, anch'essa avrebbe tirato fuori la seconda zampa. A quel punto Deshawn, fece inginocchiare Chichibio e gli sparò in bocca, poi pisciò sul cadavere e lo diede in pasto ai coccodrilli dell'Arno. Face impalare Brunetta, che prima di morire disse:"siete la Firenze peggiore". Deshawn Stevenson vinse un'anello in Texas, dopo aver sconfitto Yersinia Pestis e scoperto l'america 200 anni più tardi. Ma questa è un'altra storia.

venerdì 6 maggio 2011

Vo Nguyen e la strega.

I tappini dei succhi di frutta con le bandiere stampate sopra non c'erano a Saigon, si poteva andare in Laos e tornare con 4 ettari di papaveri, ma di tappini neanche l'ombra. Il piccolo Nguyen, era nella giungla, era a caccia di funghi e di tappini dei succhi di frutta, ad un tratto le mangrovie sparirono e vide una casetta. Si rese conto quindi, che la casetta era totalmente costituita da dolciumi. Bacchette di zucchero e girelle. Mattoncini di cioccolato e sacher porte. Vo Nguyen diede un morso ad una finestra, allora uscì fuori dalla casetta una strega. La strega prese Nguyen e lo infilò in una gabbia, decisa a farlo diventare il suo pasto, ma trovandolo troppo minuto, lo mise all'ingrasso. Nguyen stette lì per 15 anni. La strega intanto si era trovata un aiutante cuoco. L'aiutante chiese alla megera cosa stesse facendo quel tizio in una gabbia. La fattucchiera non fiatò, allora l'aiutante non sopportando queste angherie liberò il piccolo Nguyen. I due presero la maglia autografata di Burruchaga della strega e tornarono a Saigon. La strega allora per punire i due, mandò prima i giapponesi, poi i francesi, poi un pò vietnam del sud, di nuovo dei francesi, intanto la cambogia, poi gli stati uniti. Non si risparmiò le locuste, il napalm, la miopia e della diarrea che non fa mai male. Ma nulla potè fermare quei due piccoli tizi. Nguyen, fra le bandiere cerca ancora tappini, ma non beve i succhi di frutta. Così come è giusto che sia, la superficie al di sopra del profondo, che ha finito il suo corso, come tutte le cose del resto. La forma e non la sostanza, come è giusto che sia. Il barocco che abbatte il classicismo. Il cuoco e il suo aiutante. Il tappino a loro. Il succo a noi, basta.

mercoledì 27 aprile 2011

Io ti salverò.

Esisteva un piccolo mondo in un altro mondo. Sì, un piccolo globo coesisteva piccolamente in un altro. Questo mondo era quasi come il nostro, 4 elementi, solo che era dentro un altro mondo. Le nostre stesse pulsioni, pressioni. Oncotica, peculiarmente, solo che viveva su un altro mondo. C'erano su questo mondo dentro un altro mondo, persone uguali a noi, solo dentro un altro mondo. Questo mondo era simile al nostro, solo che era meglio, ma non perchè era dentro un altro mondo, no. Era meglio, non perchè c'era gente più bella. Era meglio, perchè la gente era piccola. Piccole ciabatte, piccole forbici, piccoli occhi, piccoli leucociti, piccoli bimbi, piccoli adulti, piccole ambizioni, piccole cilindrate, piccoli dettagli dentro un altro mondo. Questo mondo era fantastico, tanto bello che il mondo più grande che accoglieva il mondo piccolo, voleva diventare come lui. Prenderne addirittura il posto. Un giorno si videro. Il mondo piccolo aveva già intuito il progetto del mondo grande. Cazzo, la vedi sul volto di un tizio. Cosa? L'invidia. Il mondo grande si avvicinò al mondo piccolo e chiese qual è il segreto per diventare un bel mondo. Il mondo piccolo non proferì parola. Muto, se ne andò. Il mondo grande si sentì piccolo per un momento. Quel momento, rese ancora più piccolo il mondo piccolo. Il mondo grande rivide tempo dopo il mondo piccolo, si avvicinò di nuovo al mondo piccolo e chiese come si facesse ad essere così felici. Il mondo piccolo, voleva dare una risposta al mondo grande, ma non conosceva il motivo. Era piccolo, innocente, ingenuo. Il mondo grande si suicidò poco dopo, portò con sè il mondo piccolo nel paradiso dei mondi. Non aveva delle risposte, anche se le aveva. Come un mondo in un altro mondo. Come come la natura delle cose dentro Lucrezio.

venerdì 24 settembre 2010

I pifferai magici.

Quanto adoro la bassa Sassonia. Così bassa. Una città dell'alta Sassonia invece, era infestata di flautisti teutonici. Proprio così, ogni minimo anfratto della contade era saturato da blower di strumenti appunto, a fiato, il resto della popolazione non riusciva a sopportare questa situazione scabrosa quanto poco tedesca, tappi per le orecchie e tappi per tappi per le orecchie non affievolivano l'impatto uditivo. Dopo decenni sinfonici, la stanca popolazione di non musicisti decise di porre fine al problema, ingaggiando un topo, offrendongli ovviamente un lauto compenso in compenso. Il topo portò i pifferai in riva al fiume e questi come da aspettative nuotarono fino al porto di Southampton dove aprirono un'industria tessile per quella sorta di bretelle tensorie per le salopette. Il ratto tornò nella cittadina per il denaro, ma la popolazione pensò bene di non pagare il roditore anche se avesse scacciato i disturbatori. Il roditore pensò bene di comprarsi una salopette e successivamente di vendicarsi per il torto subito. Ingaggiò JeanPaul Sartre, appena uscito dal partito comunista francese, per rapire tutte le donne sabine del paese. In bassa Sassonia non succedono queste cose, infatti l'adoro. In alta sassonia invece, Sartre portò tutte le donne dal topo. Il ratto prese le donne e le decapitò, uccise anche il fratello e fondò una città, ma questa è un'altra storia. Nel giro di qualche generazione la popolazione in accordo con qualsiasi fitness proliferativo azzerato dalle azioni roditoriali, scomparve dalla faccia della bassa Sassonia. Il topo reiscrisse Sartre al partito comunista francese a sua insaputa, cioè all'insaputa di Sartre. Ma Sartre lo venne a sapere e ne uscì reattivamente.

mercoledì 21 luglio 2010

Satana e la lampada magica.

Satana stava giocando a palla nel deserto. Mentre tentava una punizione a foglia morta stile Mariolino Corso, colpì con il piede sinistro la punta di un oggetto inusuale per le sabbie desolate del medioriente. Una lampada dorata e luccicante. Satana prese la coda e la strofinò con forza sullo strumento infiammabile. A quel punto uscì fuori Dio. Dio. proprio Dio. Dio, quello che vive sulle nuvole. Dio, quello che si è messo davanti casa un tizio che ha tradito suo figlio 3 volte nel giro di 5 ore. Dio, quello che si è scritto un libro, che ha causato più vittime della spagnola, dell'ebola e del Crispy McBello. Insomma, Dio uscì fuori da quella roba e sentenziò:"Esaudirò ben 3 desideri!". Satana si mise a ridere. E incominciò con il primo desiderio:"voglio essere come dio. bello come dio. forte come dio, Dio!". Dio gli fece perdere la coda, gli zoccoli, le corna, gli diede un ACR con mirino olografico, un figlio e una gran voglia di scrivere". Il Diavolo non si fermò:"Voglio essere nelle scritture, voglio che il creato mi veneri, voglio tutto". Dio ovviamente acconsentì e gli accostò il mondo intero. Ma il diavolo voleva di più, non c'è spazio per Rebenga a questo mondo, il Diavolo voleva sostituirsi al creatore. "Voglio prendere il tuo posto!" chiede il diavolo con voce irruenta. Dio. lo lasciò nella lampada.

lunedì 21 giugno 2010

Cappuccetto Grosso.

C'era un bosco na volta, dove adesso ci sta casa mia, era quasi a ridosso del fiume Esaro, dove non si pescano più uomini da tempo. Dentro a 'sto bosco c'era la tana di una lupa e dei due suoi cuccioli. Mamma lupa il giorno prima della pentecoste decise di mandare i figli dalla nonna lupa per spartire i soldi della partita di cocaina venduta. C'è crisi, anche per la fauna del Marchesato e chi è che non arrotonda con la polvere? La lupa diede un pacco di soldi ai cuccioli, qualche grammo di bamba per il viaggio coadiuvato da un sano avvertimento:"attenti alla bambina che si addentra nel bosco! ". I due bambini ci sapevano fare con il bicarbonato, infatti la lupa non ci pensava due volte a liberarsene, stava crescendo due lupi nella tana del lupo. Insomma questi due bambini, dopo un tiro si addentrarono nel bosco. Cappuccetto, era un enorme bestia con la testa di una bambina, il corpo di una bambina, un braccio di una bambina, l'altro braccio di una bambina, il bacino di una bambina, l'apparato endocrino di una bertuccia modificata geneticamente per ingerire quantità industriali di goleador alla liquirizia senza necessariamente andare incontro alla chetoacidosi diabetica e gli arti inferiori di una bambina. Questo mostro degenere quando finiva le scorte di goleador, si nutriva di bambini fatti di coca. Comunque i bambini alla fine riescono a portare i soldi alla nonna e vissero tutti felici e contenti. Il mostro comprò tutte le serie di Xena la principessa guerriera e si trovò su ebay un apparato endocrino di bambina. La morale della favola qual è? Che il lupo perde il pelo ma non il vizio di tirare coca.

(n)=per un ragazzo di 15 anni nella periferia di milano che si avvelena di coca, c'è un padre di famiglia che sfama 5 bocche in Bolivia. E' necessario.

venerdì 11 giugno 2010

Istruzioni per la caldaia e per citare Manzoni.

Paradiso, data astrale 2023 Micheal Jordan KR007 Luc Longley.
Dio dopo aver finito di programmare la visuale 3D di Football Manager 2014, decise di farsi una passeggiata per il paradiso. Devo ammettere che l'attenuazione della biosintesi del Triptofano mi ha confermato la presenza di qualche figura superiore, perchè non posso fidarmi delle teorie di un dannato inglese arenato su un isolotto a largo delle coste del Perù, sinceramente un dannato lemure autodeterminatosi non può farsi un profilo su Twitter, quindi mi affido ad uno zio che ha un attico su in centro da cui gestisce infiniti terabyte di galassia. Che poi le mie sono rassicurazioni. Dei confini netti su cui sdraiarsi, c'è chi vuole un oceano, chi si accontenta del Mar Caspio. Che Caspio. Dio, che non è veramente mio zio, era stranamente vispo in quei giorni, dopo qualche passo nel suo paradiso notò un ragazzotto con una corda appesa ad una nuvola. L'onnipotente incuriosito, si avvicinò al giovine e quasi preoccupato chiese cosa stesse combinando. Il ragazzo fece finta di non vederlo e terminò il cappio pendente dalla nuvola. Dio incominciò a girargli intorno e fece vedere chiaramente lo splancnocranio, ma il ragazzo non ne voleva saperne di interloquire con l'onnipresente, allora il Signore tuonò:"Dove hai preso quella corda? Che hai intenzione di fare?". Il ragazzo si sistemò la corda intorno al capo e rispose:"Voglio andare in paradiso". Il ragazzo morì, Dio poi disse in giro che era scappato in Olanda con Egidio. Sconfortato, Dio prese una calibro 9 e si sparò in bocca. Pietro gli aprì il portone poco dopo.

sabato 24 aprile 2010

Pigmalione

Satana dopo aver rotto con Milton decise di redimersi. Prese coda e bagagli e mosse verso le porte del paradiso, con l'aiuto di Google Earth. San Pietro stava contando di voti della gazzetta con San Tommaso, quando vide proprio il demonio avvicinarsi e disse:"Satana, dove credi di andare?". Satana si inginocchiò e chiese in lacrime di poter entrare in paradiso. San Pietro guardò San Tommaso e rispose:"Scommetto di poter far diventare il demonio, un'anima raffinata e pia." San Tommaso scoppiò a ridere e tuonò:"Giovanni 20:25". A quel punto San Pietro mosso da pietà e voglia di salvare un'anima decise di provarci e di tentare di far passare il Diavolo per uno spirito buono. Massimi esperti in comportamento e costume, Sant'Ignazio e/o il cardinale Bellarmino tentarono disperatamente di far vincere la scommessa al Pietro per antonomasia, dopo mille difficoltà e sacrifici il Diavolo fu tramutato in una brava persona. San Pietro lo prese e lo portò davanti a Dio. Satana chiese se potesse entrare nei regno dei cieli e Dio accolse in un primo momento la sua supplica. Satana visse in paradiso per molte unità temporali non contemplate dal Sistema Internazionale, fra preghiere, feste e chinotto a fiumi, annegando nella misericordia. Però, un giorno Dio si avvicinò a Satana e disse:"Mi sembri proprio un bel figuro" Il Diavolo lo ringraziò per il gentile commento, ma fu subito incalzato dall'onnipotente, che continuò:"Forse per una persona così, ho un compito più faticoso da far intraprendere. Ho bisogno di qualcuno che accolga nella propria casa, la peggior specie di anime, criminali, stupratori, ladri. Che non metta giudizio su che razza di gente entra nella propria dimora ma che sappia comunque accettarla per quella che è. Una persona di cuore, che viva nell'ombra, circondata da truffatori e falsari, sottoterra, fra sudore e lava bollente. Saresti capace di adempiere ad un compito che nemmeno Dio ha il coraggio di farsi carico?" San pietro mise la mano destra sulla fronte, poi prese con la sinistra 10 euro e li diede a San Tommaso. Satana crollò in terra e si mise a piangere. Dio, lo guardò sconvolto e concluse:"Bastava dire no senza fare 'ste scenate, cercheremo qualcun'altro, Dannazione. Pietro, ma che hai fatto a fantacalcio?"

domenica 14 marzo 2010

Concilio Vaticano III in HD.

No, mi vergogno. E quando mia nonna mi insegnava a fare il segno della croce con la mano giusta e quando mi mettevo il naso sotto la maglietta perchè non ne potevo più di tutto quell'odore acceso di incenso e quell'umidità sacra e quell'atmosfera di penitenza scomparsa anche a scuola. Mi piaceva la repressione, ti insegnavano il senso del pudore, che a distanza di anni mi sembrava fosse innato. E incomincia una nuova storiaccia: in una chiesetta vicino Tufolo, vi era un parroco cattolico, non vi so dire che necessità avesse Crotone di possedere un altro sacerdote, ma c'era e non aggiungo altro. Il piccolo Timmy frequentava il catechismo della parrocchia insieme ad altri 6 bambini. Il Parroco James, adorava Timmy, era il suo discente preferito, un contenitore di nozioni sacre. Intelligente, sincero e anche ingenuo. Ah, che bella amicizia era nata nel vecchia e cara Italia. Quel Marchesato austero, sacro e arido. Il piccolo innocente Timmy aveva sempre qualche commento e/o tagliente spunto sulle sacre scritture che nostro signore ci ha donato e il parroco James non perdeva un secondo per lusingare, ma anche esaltare l'arguzia, la sincerità e l'intelligenza del piccolo, grande Timmy. Qualcuno vedeva del male in questa piccola quanto profilica amicizia. Sì, perchè è così che vanno le cose, quel range temporale che li ha sempre divisi ossessivamente consuma i dibattimenti didattici, quella chiarezza intellettuale nata da due opposti. Non c'era spazio nella seriosa Calabria per un ribelle come il signor James e il piccolo Timmy. Così finì questa piccola storia. Il parroco James irruppè nella sagrestia, la suora di turno tacque e il Parroco nervoso e inumidito dal sudore esordì con:"Suor Melody, ho bisogno di confidare dure parole al piccolo Timmy, ma non in questa sede." Suor Melody si prese il dito e lo indicò verso Timmy poi rispose al Parroco:"Spero che sia davvero importante" Il parroco James, prese il piccolo per il braccio e subito mosse verso un angolo dell'edificio più silenzioso, ma comunque appartato. Timmy era turbato, non credeva ai suoi occhi nella sua piccola mente ancora illibata scorrevano queste profetiche parole: "le voci. Ah, le voci avevano ragione, mai negare quei pensieri innocenti della propria gente". Il parroco James vide il piccolo Timmy nervoso e lo scosse, poi con un sorriso disse:"Oi Timmy, va dicci ara mamma ca vegn a manciar tard."

sabato 27 febbraio 2010

Cesare Lombroso.

Il Brutto Anatroccolo stava andando a giocarsi il 2 del Crotone, quando becca sull'altra parte del marciapiede una rana. Questa rana aspettava un bue, suo creditore, sull'uscio della sala scommesse. Il bue dopo aver riscosso il prestito anfibio, giocò tutta la somma, sulla vittoria di una tartaruga contro un coniglio, vi starete chiedendo come mai il bue si sia dileguato? Beh, il doping è illegale anche per i Cheloni. Animalismo. La rana era vistosamente alterata, così si avvicina al Brutto anatroccolo e chiede:"Che ore sono, sporco nero?". Il brutto anatroccolo, che d'ora in poi chiamerò Ana, cambia espressione e chiede se sono questi i modi di rivolgersi ad un animale con i suoi diritti cromatici. La rana sempre più nervosa, fa un gesto privo di senso con la mano destra e si volta, mentre offende nuovamente Ana. Allora il pennuto, ormai dirsturbato da questo ovvio comportamento razzista risponde a tono:"Un giorno, non ti rivolgerai più in questo modo". La rana rivoltandosi porta con sè un ghigno che pochi anfibi hanno e chiede:"e per quale assurda ragione?". Subito Ana:"Un giorno diventerò bianco e candido. Un giorno diventerò uno splendido cigno" E la rana :"Sempre la solita storia" quindi Ana:"Solita storia?" E nuovamente la rana:"Io una volta lavoravo in un bar con due tizi, uno si chiama Fedro e l'altro aveva un nome danese impronunciabile. Il più anziano, Fedro, era un greco alcolista me ne raccontava di tutti i colori, una volta era venuto un cigno, appunto. Era depresso, prima era un anatroccolo, combatteva per i diritti dei i più deboli, era sporco, giovane, gridava e poi ad un tratto, un "puff" e diventò di botto uno splendido cigno, non potè più combattere per i deboli, per i giovani per gli sporchi perchè non erano più suoi simili, dopo una weiss ghiacciata al bar di Fedro, prese una stanza all'hotel vicino e si sparò nel becco. Insomma una tragedia." Ana, rimase turbato dal racconto e chiese preoccupato:"E se volessi rimanere così? E se non volessi diventare uno stupendo cigno? Se volessi vivere per il resto della mia vita da normale e umile anatroccolo?". La rana distesa rispose:"Io ti posso dare solo due consigli, qualunque cosa diventerai, affidati al razzismo quando non sai a cosa appellarti, perchè il razzismo è raffinata democrazia e non prestare soldi ai bovini."


(nota):« È possibile inferire il carattere dalle sembianze, se si da per assodato che il corpo e l'anima vengono cambiati assieme da influenze naturali: dico 'naturali' perché se forse, apprendendo la musica, un uomo fa qualche cambiamento alla sua anima, questa non è una di quelle influenze che sono per noi naturali; piuttosto faccio riferimento a passioni e desideri quando parlo di emozioni naturali. Se quindi questo è accettato e anche il fatto che per ogni cambiamento c'è un segno corrispondente, e possiamo affermare l'influenza e il segno adeguati ad ogni specie di animale, saremmo in grado di inferire il carattere dalle sembianze. » Zopyrus