
E mio fratello a quest'ora è nel pullman della CGIL alla volta di Roma, non sa neanche che significa l'acronimo, ho detto tutto, però un viaggio è un viaggio. Non ci sta nel sedile con le quelle gambe troppo lunghe per l'idea di spazio di un progettista dell' IVECO, sicuramente in questo momento augura un ictus fulminante alla vecchia compagna militante davanti che tenta di stendere lo schienale e al piccolo ragazzo con la maglietta del Che che si sta cacciando le scarpe proletarie, con le calze al vento atavico che di sinistra ha poco, ma di sinistro assaia! Ora sta tentando di poggiare la testa al vetro, ma le vibrazioni e la temperatura lo tengono sveglio sarà una notte lunga per il mio povero protagonista, ma viaggiare è bello. Il Pullman è rosso, ma è solo il caso, però non uno solo. Marcello in questo momento sta tentando di stendere le gambe, pregando che il viaggio finisca presto. Perchè il viaggio è bello quando dura poco. Marcello scende nella luce delle sei di fronte ad un liceo deserto, sulle finestre ci sono molteplici disegni colorati, simbolici e altri segni di una pubertà distorta. Marcello alle sei e dieci immagina di essere fra i banchi. La Professoressa Cuba insegna la lezione, ma Inghilterra ha appena fabbricato una pallina di carta da lanciare all'ignara e ingenua Spagna, affianco la Francia con la dolcezza che poche ragazze hanno, stringe la mano di USA e gli chiede placidamente di uscire insieme per prendere qualcosa al bar, in fondo c'è un tizio scuro ascolta la lezione attento e prende appunti, è talmente concentrato che sembra quasi innamorato. L'italia è assente? No, entra come al solito alla seconda ora.
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