domenica 27 novembre 2011

Vo Nguyen e l'avvoltoio.

Un contadino stava rassodandosi il podere, quando gli si avvicinò un avvoltoio. Quest ultimo gli disse che era il protettore del socialismo reale, niente altro. Il contadino non capì. Vista la scarsa vena del contadino, l'avvoltoio si disse soddisfatto e tornò in volo. A questo punto per 20 anni notte e giorno disegnò cerchi in cielo, sulla proprietà del contadino, cerchi tutti uguali. Il contadino ebbe un bimbo, un giorno, allora l'avvoltoio si avvicinò alla finestra del nascituro. La moglie del contadino, chiese cosa volesse. L'avvoltoio fece un gesto di stizza alla donna e rapido si avvicinò alla culla. Tutto quello che di mamma c'era nella figura femminile si concentrò in una scopa metallica veementemente scagliata contro il pennuto. L'avvoltoio ancor più rapido si spostò sulla scrivaia, prese un penna dal suo carenaggio aviario e scrisse sul muro: "E' tardi". Uscì dalla finestra e tornò dal contadino. "Sono tornato" disse il pennunto "dopo 20 anni. Il terreno è pronto. Il tuo sudore è mio." Il contadino prese il piccone e lo conficco nella fronte dell'avvoltoio. L'avvoltoio morente riuscì a ripetere:"E' tardi". Presto, dei corvi come assatanati, mangiarono per intero la carcassa dell'avvoltoio, non lasciando nemmeno un piuma. Poche ore più tardi un altro avvoltoio, più giovane tornò a veleggiare nella troposfera dedicata alla fattoria dell'agricultore. Il contadino preoccupato si arroccò nell'edificio, lasciò che la moglie con un'armatura 400esca si occupasse delle vettovaglie. altri 10 anni passarono. e 10 ancora. L'uomo morì, l'avvoltoio invecchiato si accasciò sull'uscio della porta. Il figlio così uscì e potè vedere l'avvoltoio esanime. L'uccello gli chiese di porre fine alle proprie sofferenze. Il ragazzo acconsentì e lo trafisse con un piccone nel petto. A seguire, corvi assatanati e in cielo un nuovo avvoltoio. Il pennuto novello uccise finalmente il figlio del fattore. Detto questo, l'avvoltoio contento tornò negli inferi. La moglie con l'armatura andò finalmente a Copacabana, sogno di una vita.

lunedì 31 ottobre 2011

Von Nguyen e le catene.


Vo Nguyen aveva una storia strana alle spalle. Ogni mattina Vo si alzava, si metteva i calzini e quindi le pantofole, andava per aprire il portafoglio e si ritrova dentro una decina di patenti di sconosciuti. Vo Nguyen dopo un paio di mesi e una discreta collezione, aprì un archivio. Insomma una cartella enorme, con dentro migliaia di patenti. Dopo un decennio, nel mondo di Vo la motorizzazione rinunciò a rilasciare altre patenti, viste le persistenti scomparse. Tutti comprarono una bicicletta. Le automobili finirono in grossi cimiteri. Qualcuno mise in giro la voce che i Koala producessero metano, gli USA occuparono Perth e erano in procinto di assediare Canberra. Qualcuno si mise a correre e non tornò mai più. La televisione smise di trasmettere, visto che gli introiti pubblicitari dalle case automobilistiche erano esauriti. Vo, rimase l'unico patentato. La polizia a piedi chiese come facesse ad avere ancora la patente. Vo li portò in una camera della sua piccola casa e gli fece vedere un enorme schedario. Le guardie sconcertate spararono un colpo in testa all'asiatico e gettarono le patenti per le strade, così che ognuno potesse riprenderle. Ma i bimbi non sapendo a cosa servissero le usavano come delle figurine da scambiare. Così le guardie sparono a tutti i bimbi, la pozza di sangue infante, non richiamò nessun media, visto che le televisioni avevano chiuso. Non richiamò nessun passante. Ben presto non avendo nessuna automobile da fermare per strada, finendo le rapine in banca perchè non c'erano piu macchine con cui fuggire, non essendoci più incidenti, semafori, ritardi, fretta. Le guardie persero il lavoro. Si spararo anche loro. La ruota ci ha cambiato. Almeno questo ci dice il sussidiario. Un giorno spezzeremo delle catene formato tessera.

venerdì 12 agosto 2011

Anonima.

C'era in un posto strano una principessa. Una principessa che non aveva il cuore. Non l'aveva perso per strada e neanche in soffitta. Non ce l'aveva. Non le è stato rubato e non l ha tanto meno scambiato con un vasetto di cipollini. Non ce l'aveva. Lei viveva tranquilla, come le altre ragazze. Leggeva, dormiva e faceva tutto quello che le altre ragazze facevano. Un giorno venne un cuore nel posto strano. Il re lo accolse con tutti gli onori dovuti, sperando che vivesse nella figlia. La principessa senza cuore però, non volle. Ci sono vasi che non hanno bisogno d'acqua, la principessa senza cuore lo sapeva. Vennerò molti cuori. Cuori con il cappello, cuori neri, cuori bianchi e cuori con cuori. Ma la principessa li rifiutò tutti. Passo del tempo. Il re morì e con lui, il suo cuore. La regina morì e con lei, il suo cuore. Tutti i suoi cuori morirono, perchè i cuori non vivono per sempre. Lei continuò a vivere perchè non aveva un cuore stanco da accudire. Tutti sudditi del regno, vedendo la giovane regina sopravvivere a così tante estati, provarono a vivere senza cuore. Se lo strapparono via tutti, ma non si può vivere senza cuore. E così la principessa rimase per colpa sua, Sola. E allora mi chiedo che senso ha raccontare questa storia. E' solo la storia di una donna senza cuore.

domenica 19 giugno 2011

Deshawn Stevenson.

Deshawn stevenson, era andato a caccia quel giorno. Un'ecatombe di pennuti, quindi prese la gru più paffuta e meno pennuta e la diede al suo cuoco. Chichibio, che era il cuoco di Deshawn, preparò un pranzo con i fiocchi, tanto buono che l'odore della gru cotta saturava l'aria del cortile adiacente alla cucina, sta di fatto che lì vicino se ne stava sdraiata al sole di maggio la bella Brunetta. Brunetta si avvicinò alla finestra della stanza del cuoco chichibio e chiese una coscia della gru al cuoco. Chichibio sa che questo potrebbe far arrabbiare il padrone, ma dopo un breve litigio Brunetta vince portandosi via la coscia. Il cuoco a questo punto serve la gru con una zampa sola al padrone Deshawn Stevenson. Il padrone appena vide l'uccello menomato, chiese spiegazioni al giovine e quello prontamente risponse che le gru hanno una gamba sola. Il padrone, stizzito il giorno seguente porta il cuoco a caccia con sè. Chichibio, vede un paio di gru e conferma quanto detto la sera prima, dunque il padrone lancia un urlo talmente forte da far estroflettere le zampe ai pennuti e da farli scappare via. A quel punto Chichibio rispose che se il signor Deshawn avesse urlato allo stesso modo all'altra gru, quella cucinata il giorno prima, anch'essa avrebbe tirato fuori la seconda zampa. A quel punto Deshawn, fece inginocchiare Chichibio e gli sparò in bocca, poi pisciò sul cadavere e lo diede in pasto ai coccodrilli dell'Arno. Face impalare Brunetta, che prima di morire disse:"siete la Firenze peggiore". Deshawn Stevenson vinse un'anello in Texas, dopo aver sconfitto Yersinia Pestis e scoperto l'america 200 anni più tardi. Ma questa è un'altra storia.

venerdì 6 maggio 2011

Vo Nguyen e la strega.

I tappini dei succhi di frutta con le bandiere stampate sopra non c'erano a Saigon, si poteva andare in Laos e tornare con 4 ettari di papaveri, ma di tappini neanche l'ombra. Il piccolo Nguyen, era nella giungla, era a caccia di funghi e di tappini dei succhi di frutta, ad un tratto le mangrovie sparirono e vide una casetta. Si rese conto quindi, che la casetta era totalmente costituita da dolciumi. Bacchette di zucchero e girelle. Mattoncini di cioccolato e sacher porte. Vo Nguyen diede un morso ad una finestra, allora uscì fuori dalla casetta una strega. La strega prese Nguyen e lo infilò in una gabbia, decisa a farlo diventare il suo pasto, ma trovandolo troppo minuto, lo mise all'ingrasso. Nguyen stette lì per 15 anni. La strega intanto si era trovata un aiutante cuoco. L'aiutante chiese alla megera cosa stesse facendo quel tizio in una gabbia. La fattucchiera non fiatò, allora l'aiutante non sopportando queste angherie liberò il piccolo Nguyen. I due presero la maglia autografata di Burruchaga della strega e tornarono a Saigon. La strega allora per punire i due, mandò prima i giapponesi, poi i francesi, poi un pò vietnam del sud, di nuovo dei francesi, intanto la cambogia, poi gli stati uniti. Non si risparmiò le locuste, il napalm, la miopia e della diarrea che non fa mai male. Ma nulla potè fermare quei due piccoli tizi. Nguyen, fra le bandiere cerca ancora tappini, ma non beve i succhi di frutta. Così come è giusto che sia, la superficie al di sopra del profondo, che ha finito il suo corso, come tutte le cose del resto. La forma e non la sostanza, come è giusto che sia. Il barocco che abbatte il classicismo. Il cuoco e il suo aiutante. Il tappino a loro. Il succo a noi, basta.

mercoledì 27 aprile 2011

Io ti salverò.

Esisteva un piccolo mondo in un altro mondo. Sì, un piccolo globo coesisteva piccolamente in un altro. Questo mondo era quasi come il nostro, 4 elementi, solo che era dentro un altro mondo. Le nostre stesse pulsioni, pressioni. Oncotica, peculiarmente, solo che viveva su un altro mondo. C'erano su questo mondo dentro un altro mondo, persone uguali a noi, solo dentro un altro mondo. Questo mondo era simile al nostro, solo che era meglio, ma non perchè era dentro un altro mondo, no. Era meglio, non perchè c'era gente più bella. Era meglio, perchè la gente era piccola. Piccole ciabatte, piccole forbici, piccoli occhi, piccoli leucociti, piccoli bimbi, piccoli adulti, piccole ambizioni, piccole cilindrate, piccoli dettagli dentro un altro mondo. Questo mondo era fantastico, tanto bello che il mondo più grande che accoglieva il mondo piccolo, voleva diventare come lui. Prenderne addirittura il posto. Un giorno si videro. Il mondo piccolo aveva già intuito il progetto del mondo grande. Cazzo, la vedi sul volto di un tizio. Cosa? L'invidia. Il mondo grande si avvicinò al mondo piccolo e chiese qual è il segreto per diventare un bel mondo. Il mondo piccolo non proferì parola. Muto, se ne andò. Il mondo grande si sentì piccolo per un momento. Quel momento, rese ancora più piccolo il mondo piccolo. Il mondo grande rivide tempo dopo il mondo piccolo, si avvicinò di nuovo al mondo piccolo e chiese come si facesse ad essere così felici. Il mondo piccolo, voleva dare una risposta al mondo grande, ma non conosceva il motivo. Era piccolo, innocente, ingenuo. Il mondo grande si suicidò poco dopo, portò con sè il mondo piccolo nel paradiso dei mondi. Non aveva delle risposte, anche se le aveva. Come un mondo in un altro mondo. Come come la natura delle cose dentro Lucrezio.