
Estia aveva preso in affitto un appartamento in via D'azeglio, sopra la Standa. L'edificio era di nuova costruzione, aveva persino un balcone, su cui poggiavano vasi con gerani di un rosso brillante, ben curati che non disturbavano affatto Estia anzi, la rendevano ancora più felice per il notevole impatto visivo.
Nella sua stanza aveva un condizionatore, una scrivania, un letto a due piazze e una vetrinetta con vecchi libri appartenuti alla signora anziana che abitava la casa prima del suo arrivo. Soleva tenere la serranda del balcone chiusa. E guardava attraverso le fessure la gente, logicamente con non poche difficoltà, riusciva persino a notare le sagome che camminavano o che entravano in contatto. In Alcuni giorni di estrema caparbietà, dopo aver chiuso le tende, apriva completamente la serranda. E osservava ancora più attentamente le figure che incrociava il suo impotente sguardo. Il superficiale insomma, ma per Estia bastava e avanzava. I geranei intanto fiorivano e crescevano fino a rendere il balcone di Estia il più bello fra i pochi di Via D'azeglio.Estia non guardava la Tv. Trovava i programmi televisivi noiosi e banali. Preferiva osservare le figure nelle tende. Per altro belle tende, non le aveva scelte lei, ma le trovava di buon gusto e le lasciò appese. Guardava anche nelle finestre del palazzo di fronte. Non riusciva a notare se le figure sorridessero o meno, però studiava i loro moti sinuosi, i saluti, le cadute, gli errori. Prima di andare a letto lanciava sempre un metodico e orgoglioso sguardo alle sue piantine. Ma il destino aveva in serbo qualcosa di veramente inaspettato per Estia. La mattina seguente non trovò i vasi. Nella mente di Estia entravano in conflitto molteplici paranoie e preoccupazioni. Scaraventata nello sconforto e nella paura di aver ferito qualcuno, Estia con noncuranza aprì il balcone e vide i suoi meravigliosi vasi a pezzi sul marciapiede, con accanto i gerani calpestati dalla fretta della gente. Estia si ritrovò fuori. Estia si ritrovò nuda davanti ai condomini di fronte. Estia si ritrovò privata di quello che possedeva. Non le rimaneva che riparare in qualche modo al danno o per lo meno raccogliere in ginocchio i cocci. Estia capì quella mattina che si era esposta troppo e che forse meritava una pianta da salotto
(1), da mostrare a pochi amici.
[Nota: (1) Motus animi privo di accellerazione di gravità.(n) Il Balcone di Estia è la sua stessa esistenza, vissuta con distanza. La stanza è la sua mente. La vita galleggia sulla strada, sull'universo comune a tutte le altre vite, che spesso non sono altro misere finestre. I sentimenti sono esposti e spesso non reggono. Una persona può considerarsi tale se è capace di andare a riparare al danno e non solo sostituire l'oggetto perduto. I sentimenti non si vedono, si percepiscono attraverso le tende(strumenti creati da noi stessi).Spesso ci si rende conto di averli provati solo quando si perde tutto.]