mercoledì 18 giugno 2008

Inceptus.

Questa storia come ogni storia, incomincia. Nella grande metropoli, Marcello aveva iniziato la sua giornata con un sano e lauto pasto. Cereali preferiti. Latte Scremato nella sua favolosa tazza nuova, fiammante. Zainetto preparato dalla nonna. Tutto meticolosamente organizzato per accogliere a braccia aperte un nuovo giorno da discente. Arrivo alla fermata del Bus in perfetto orario. Entrata in grande stile nell'aula. Ma la nonnina aveva dimentato un oggetto necessario per il suo nipote. Gli Occhiali. Marcello era un ragazzo molto intuitivo. Ma per quanto comprendesse a pieno le immagini, gli effetti di luce, la straordinaria disposizione dei colori, era Miope. Necessitava di lenti per affrontare la realtà. Marcello per quanto si sforzasse non riusciva a concentrarsi e seguire la lezione. Ore su ore di difficoltà. E non ne aveva neanche colpa, visto che la nonnina sbadatamente aveva dimenticato a casa la custodia contenente gli occhiali. Marcello sfinito, dopo aver tentato di utilizzare i più disparati metodi per ascolatare la docente, decide di mollare. Lasciare la classe per tornare nel caldo di casa. Fra i vicoli serali. Marcello stanco, poggia il suo zaino logoro per terra. Marcello furioso, seguendo la falsa riga della battaglia di Roncisvalle. Falsa, perchè non aveva voglia di fare la fine di Orlando. Come dargli torto. Marcello sempre più stremato, arriva dalla nonna. Gli esausti occhi di Marcello però, incrociando quelli lucidi della donna, frenarono il loro attacco impulsivo. La nonna senza scomporsi si avvicinò al piccolo e con voce squillante ma allo stesso tempo temperata e avvolgente chiede: " 'A Vue Na Colazione? ".
Marcello non si domandò perchè si potesse fare colazione, la Sera. Marcello non si domandò neanche per quale motivo era incazzato con la nonnina. Marcello voleva gustarsi la sua colazione. Il suo nuovo inizio.

Note:
[n] La scuola è la vita. Non esistono dannati docenti. Tutti hanno da insegnare qualcosa. Non possono esistere a mio parere Gerarchie nella scuola. La scuola in questo caso, non si potrebbe definire tale. Non ci sono ruoli ben definiti. Non ci posso necessariamente essere caste chiuse. Schola, -ae era un portico dove si esponevano opere d'arte. Schola, -ae era fondamentalmente la sala d'aspetto dei bagni pubblici.La schola è "L'anticamera della merda"!
[2n^m] Nonna è Dio. Puo dare come prendere. Marcello è l'uomo. Con le sue difficoltà, con il suo continuo sacrificio. Ma Marcello è anche qualcosa di più dell'uomo. Marcello è mio fratello. Marcello è tuo fratello. Marcello porterebbe in spalla sofferenze non sue. E' alto Marcello. Marcello ha cercato ancora una volta. E questa volta ha trovato la Colazione della vita. Un Nuovo Inizio.

domenica 8 giugno 2008

Iudicium(n).

(n) Il giudizio non è solo un sostantivo. E' un processo. Ancipato da un'attenta analisi. E' sintetizzato in una critica. Ovviamente intesa come necessaria valutazione.


Era un Venerdì sera. Acete giovane universitario emiliano, aveva appena concluso una fantastica serata con i suoi compagni di facoltà. Più amichevolmente Colleghi(1). In una serata fra Colleghi c'è l'aria di Studio. Studio delle persone. Ricerca delle possibili Prede. Difesa dai possibili Predatori. Sguardi. Sensazioni premeditate miste a Risate necessarie. Consumare il pasto naturalmente offerto, senza manifestare alcun cenno di debolezza. Riservare qualunque battuta buona per affossare un possibile antagonista. Fino al termine. Riporre nel clima festoso i propri scarti in un contenitore probabilmente colorato, sicuramente posto fuori. Il più delle volte il cibo torna romanticamente nelle buste in cui era arrivato. Non amo le frasi fatte. Ma fai un nodo. Acete, quindi come da programma saluta i compagni. Pacca sulla spalla. Battuta anche poco simpatica che li accompagna per tutta la tromba delle scale fino al portone. E infine la mano che accompagna con freddezza la porta blindata della serata.
Acete appena chiude si accorge di avere anche troppi rifiuti. Per di più neanche suoi. Sedimentati ormai sul suo balcone. Volendo, potrebbe riempire tranquillamente un'altra busta con roba scaduta che non è riuscito a consumare. Ma preferisce non accrescere la copiosa quantità di immondizia. Perchè bisogna avere una certa misura in tutto. Anche nel produrre rifiuti. La raccolta differenziata non fa per Acete. Acete è un ragazzo nettamente pigro. E dorme felice con il suo balcone colmo ma ordinato. Pile di pacchi, con scarti e rifiuti. Che il giorno seguente scompariranno. Sostituite.
I rifiuti sono opinioni. Considerazioni scadute. Giudizi. Si possono riporre sul balcone in contenitori gialli, in tinta con la piantina della vicina. Ma rimangono tuoi giudizi. Per quanto ripugnanti sono tuoi. I rifiuti della raccolta differenziata non sono che luridi pregiudizi. Il Nero con il Nero. Il Bianco con il Bianco. Chiamiamole Imposizioni Standard. I giudizi posso non essere tuoi, li hai trovati e li hai imbustati. Puoi dormirci sopra. Ma in un modo o nell'altro te ne devi sbarazzare. Rinnovarli. Come dire non rimanere sempre con gli stessi. Non per cadere nell'incoerenza. Ma perchè alla lunga puzzano.


Note:
(1)Strano il fatto che Colligo,-as significhi legare letteralmente qualcosa. Unire. Fasciare passando per Avvolgere fino a Impedire. Impedire cosa?I Colleghi sono uniti da un'unica passione. Ma per raggiungere un scopo, bisogna fare a meno di qualcuno.

giovedì 5 giugno 2008

Spes.

Nota:
(n) Spes. Aiuto chiunque non avesse nè voglia di acquistare un dizionario latino, nè la voglia di ricerca perduta anni fa. Spes significa speranza. Ma non solo. Spes significa aspettativa.Spes significa Attesa. Ricordo che la maestra mi ripeteva di costruire pensierini brevi e diretti, inoltre mi piace ripetere. Spes soprattutto significa Fiducia. Una parola fantastica. Di quelle polisignificanti.




In una metropoli a me sconosciuta. Viveva un'anziana donna con un nome assai curioso. Non voglio riverlarlo perchè scatenerebbe un'ilarità non necessaria alla storia. Questa anziana signora aveva due orridi nipoti. Marcello e ***. Marcello era un ragazzino sensibile, privo di gran retorica, ma possessore di grande occhio e orecchio, l'altro, *** era un enigma. Un ragazzo forse troppo stupido per realizzarsi socialmente o forse troppo *** per essere.
Marcello seguiva insieme alla nonna tutti i telegiornali. Un'ondata di violenza imperversava nella città in cui vivevano. Marcello era sempre preoccupato, non per la sua incolumità, era troppo buono per pensare a se stesso. Guardava sua nonna. Si chiedeva come potesse vivere tranquilla. Sola. Ma la nonna possedeva un segreto. Mentre scorreva la pubblicità fra i titoli del nuovo TG quotidiano infatti, confidò al nipotino di possedere una pistola. Il Nipotino rimase per un momento attonito, ma dal quel momento si sentiva come protetto. Sicuro e libero da ogni possibile turbamento. Per qualsiasi problema sarebbe tranquillamente schizzata fuori da un cassetto, una pistola carica a proteggere la famiglia. Ma a Marcello non bastava. Marcello voleva vedere. Si fidava della Nonna. Ma non abbastanza. Sperava di trovarla, di vederla, di toccarla e di difendere con le sue stesse mani chiunque voleva offendere i proprio cari.
*** lo dissuadeva continuamente dal ricercare. Ma Marcello non ascoltava certo i soliti racconti idioti di ***. Ha ricercato, Marcello. Per ore, giorni, anni. Ha atteso. Ha sperato. Ma non ha mai trovato quello che cercava. La nonna anche prima di morire, non ha mai indicato il cassetto in cui aveva nascosto l'oggetto. Marcello però, non ha mai smesso di aver fiducia. Non l'ha mai fatto. O per lo meno non ci è mai riuscito. Marcello non ha una morale o valori su cui fondare la sua ricerca. *** è fortunamente morto. Marcello ora è grande. Marcello fortunamente ha ancora fiducia nelle parole. Che siano nascoste o meno. Spera, Attende, Cerca.

Nota postuma:
Se smetti di cercare muori. Se continui, non smetti di crescere. (Marcello lo sa bene)

martedì 3 giugno 2008

Moti Animi.



Estia aveva preso in affitto un appartamento in via D'azeglio, sopra la Standa. L'edificio era di nuova costruzione, aveva persino un balcone, su cui poggiavano vasi con gerani di un rosso brillante, ben curati che non disturbavano affatto Estia anzi, la rendevano ancora più felice per il notevole impatto visivo.
Nella sua stanza aveva un condizionatore, una scrivania, un letto a due piazze e una vetrinetta con vecchi libri appartenuti alla signora anziana che abitava la casa prima del suo arrivo. Soleva tenere la serranda del balcone chiusa. E guardava attraverso le fessure la gente, logicamente con non poche difficoltà, riusciva persino a notare le sagome che camminavano o che entravano in contatto. In Alcuni giorni di estrema caparbietà, dopo aver chiuso le tende, apriva completamente la serranda. E osservava ancora più attentamente le figure che incrociava il suo impotente sguardo. Il superficiale insomma, ma per Estia bastava e avanzava. I geranei intanto fiorivano e crescevano fino a rendere il balcone di Estia il più bello fra i pochi di Via D'azeglio.Estia non guardava la Tv. Trovava i programmi televisivi noiosi e banali. Preferiva osservare le figure nelle tende. Per altro belle tende, non le aveva scelte lei, ma le trovava di buon gusto e le lasciò appese. Guardava anche nelle finestre del palazzo di fronte. Non riusciva a notare se le figure sorridessero o meno, però studiava i loro moti sinuosi, i saluti, le cadute, gli errori. Prima di andare a letto lanciava sempre un metodico e orgoglioso sguardo alle sue piantine. Ma il destino aveva in serbo qualcosa di veramente inaspettato per Estia. La mattina seguente non trovò i vasi. Nella mente di Estia entravano in conflitto molteplici paranoie e preoccupazioni. Scaraventata nello sconforto e nella paura di aver ferito qualcuno, Estia con noncuranza aprì il balcone e vide i suoi meravigliosi vasi a pezzi sul marciapiede, con accanto i gerani calpestati dalla fretta della gente. Estia si ritrovò fuori. Estia si ritrovò nuda davanti ai condomini di fronte. Estia si ritrovò privata di quello che possedeva. Non le rimaneva che riparare in qualche modo al danno o per lo meno raccogliere in ginocchio i cocci. Estia capì quella mattina che si era esposta troppo e che forse meritava una pianta da salotto(1), da mostrare a pochi amici.

[Nota: (1) Motus animi privo di accellerazione di gravità.(n) Il Balcone di Estia è la sua stessa esistenza, vissuta con distanza. La stanza è la sua mente. La vita galleggia sulla strada, sull'universo comune a tutte le altre vite, che spesso non sono altro misere finestre. I sentimenti sono esposti e spesso non reggono. Una persona può considerarsi tale se è capace di andare a riparare al danno e non solo sostituire l'oggetto perduto. I sentimenti non si vedono, si percepiscono attraverso le tende(strumenti creati da noi stessi).Spesso ci si rende conto di averli provati solo quando si perde tutto.]