venerdì 19 giugno 2009

Clostridium Botulinum.

L'autore di Uinni de Pu non è Walt. E' uno vecchio e solitario scrittore inglese di cui non voglio dire il nome. Lo scrittore aveva un figlio, Christopher Robin. Proprio come il libro. Ma la cosa veramente curiosa sta nella vita reale dei due "artisti". Dietro l'incredibile successo dei libri, dietro la sorprendente giocosità e innocenza dell'orsetto, c'è una storia di violenza e tristezza. L'autore orgoglioso del proprio figlio decise di porlo nel suo meraviglioso racconto. Dopo un'infanzia postnatale più che tranquilla, il povero Chris fece i conti con la vita. Solo e deriso dai compagni per le storie sull'orsetto, tentò la fuga nell'esercito, in cui divenne ufficiale per i meriti letterari del padre, provò a cambiare nome, vita, voltare pagina, chiudere un capitolo triste, eliminare un paragrafo, crtl+alt+canc e Termina Processo. Ma Nulla, si sposò con una cugina di primo grado, aprì una biblioteca, ma tanti bambini "normali" volevano un pezzo di Christopher Robin. Morì odiato dalla madre e lontano dall'amore del padre. Una vita tragica, senza una vita di fuga da un bosco di merda, ma ancora non ho spiegato il motivo del racconto. E' stato accertato che il miele rappresenta uno dei più importanti reservoir di spore di Cl. botulinum e che quindi la principale causa di botulismo infantile. E' addirittura sconsigliato dar del miele ai neonati! L'orsetto doveva uccidere il christopher infante, era un augurio letterario. Dietro quella dolcezza, c'era del veleno da dover inoculare in qualche modo, dentro questo mondo giocoso, c'è del male. E non dico dietro, ripeto dentro. Come il cuore dell'albicocche che racchiude il cianuro. Tutto troppo violento e qualcuno, un padre, deve difendere un figlio dall'orrore. E perché non proteggerlo, preservandolo dal mondo. Muori felice con dolcezza Chris, che il mondo non è cosa per te. L'orsetto è solo un tranquillo esecutore. Non prova emozioni un pupazzo. E poi non mangia merda perchè in quel caso il Clostridium sarebbe un altro. [Tetani]

mercoledì 10 giugno 2009

Welwitschia mirabilis.

C'è a chi piace avere una visione poliedrica della donna. Ecco una spiegazione alla Trilogia delle marie. Una spiegazione forte che non si ferma al solo panettone. Duemila anni può vivere una Welwitschia mirabilis. Una tweeblaarkanniedood. Per chi non è abituato al Namib:"due foglie per non morire". Duratura è la natura che si rifugia nello scontato e banale binomio. Non biasimo i nativi, aridi da milioni di anni, cavarsela con il solito bivio, ma dalla natura mi aspettavo di meglio. Però ammetto che l'idea è affascinante, la madonna presenta una radice a fittone molto profonda che si espande in orizzontale e due foglie dall'aspetto unico, lunghe fino a cinque metri e adagiate sul terreno. Solo due foglie! Un binomio perfetto. Sono due. Insomma la madonna della natura. Osservandola superficialmente sembrerebbe un groviglio di foglie, quando in realtà dietro questa montagna vegetale ci sono solo due origini identiche, è straordinario quanto sia mistificatrice la natura. E' straordinario quanto sia semplice ridurre un concetto a due valori, come se l'esistenza fosse risolta ad un'eterna eredità di bivi, ci sono sono strade che non percorreremo mai, ci sono rotatorie infinite, ci sono vie sotterranee e non è solo una questione urbanistica. Io non mi permetterei mai di criticare in maniera negativa l'operato di madre natura, valuto certe scelte evolutive. Da un seme, due figli. Una madonna fra il bene e il male. L'intreccio delle due foglie porta forse, notevoli effetti ottici, ma il concetto che sta fra le radici della pianta rimane e non può essere nascosto. E mi fa riflettere sulla sensibilità della natura. La politica del centro mediocre crede di dare novità con questo groviglio d'idee, originate dalle stesse pretese. E all'estremità? Tutto l'arido, in preda alla sabbia. Ora riguarda l'immagine della madonna e dei suoi due figli, questa madonna può contare ben 2000 anni. La tua?