venerdì 22 agosto 2008

Mare nostrum.

In una tarda mattinata estiva Marcello era intento a salire le scale per indossare in cameretta i suoi indumenti da spiaggia. Ad un tratto vide dalla finestra una sua coetanea sulla strada che saltellava fra le pozzanghere. Era Inanna Kur, non era del paese, ma soleva arrivare lì con la famiglia dal Nord. [1]In realtà veniva da Est ma al paese qualsiasi cosa venisse da fuori, era nordica.
Marcello colpito dal fascino della ragazza, mise male il piede sullo scalino e ruzzolò giù. Si sbucciò il ginocchio. La nonnina corse in aiuto del nipotino. C'è sempre qualcuno nel raggio di 5 m che conosce la Natura delle Cose. La nonnina consigliò al nipote un po di alcol per non fare infettare la ferita, ma Marcello non voleva assolutamente saperne. L'alcol "rosso" brucia![2]. I due con non poche difficoltà decidetterò di andare in spiaggia comunque. Il lido Kursaal[3] era ancora aperto. La sabbia scottava anche più della ferita. Il baracchino era diviso con altre 13 famiglie, quindi era sempre aperto e non vi si poteva entrare per via dei 9 materassini e le 7 ciambelle incastonate al suo interno[4]. Marcello lasciate le ciabatte sotto l'ombrellone, si lanciò in una folle corsa verso il mare mentre la nonna gli lanciò un urlo:"Corri. Il Mare rimargina le ferite!".


Note:
[1]Inanna è la divinità sumera della bellezza. I sumeri hanno fatto partire tutto. Questa storia come la storiagrafia stessa è affascinante.
[2]Quando una scala cromatica viene associata alla percezione del dolore. Da piccoli per disiffettarsi chiedevamo l'alcol "verde".
[3]Kursaal viene da "Saal" e "Kur". Casa di Cura.
[4] 9 sono le Muse. 7 sono le Corporazioni delle arti e dei mestieri fiorentini.

[n] Le piccole scottature che si hanno, scompaiono nel mare di amore di una mamma. Il mare rimargina ogni ferita. Tutto il sapere popolare condiviso con altra gente in un piccolo compartimento che è la memoria rimane aperto per l'eternità. Inanna. E' sconvolgente non so da chi sia stato tradotto ma con questo prefisso latino(in-). Quel qualcuno ha voluto lasciarci qualcosa. In Anna.

martedì 5 agosto 2008

Fons cognitionis.


Nel periodo estivo Marcello si muoveva verso il paese della nonnina. Lì, era solito frequentare il baretto. La cittadina si poteva permettere un solo Bar. Non era una legge, ma anche il buon senso a volte detta delle regole. Marcello con in mano il "Panigranu" beveva dalla fontana della piazzetta e ascoltava i discorsi dei vecchietti alle panchine."Ho Sete""E vatti a comprare na bottiglia d'acqua" "E l'acqua della fontana?" "No. Sa Brutta!". Marcello spensierato e dissetato, rimase colpito dall'entrata del Bar. Osservava. Sorrisi messi in bocca a lavoratori stanchi. Lacrime poste in occhi ormai soli. Tavolini desiderosi di giocatori che occupavano lo spiazzo adiacente al bar. Gli anni feroci in mano al tempo avevano decimato l'esercito di sportivi da sedia. Si sentivano ancora le bestemmie e l'amore per il gioco ma nessuna anima a farne da prova.Marcello vide dall'altra parte della strada due signori mentre giocavano a solitario. Marcello era incuriosito dal fatto che il solitario si potesse fare in due. Si avvicinò ad uno dei giocatori e chiese:"Ma l'acqua della fontana è buona?" "No. Non sa bella" "E sentite. Potrei giocare anche io a solitario?" "No. Non si può giocare in tre! E' solitario!". Marcello da quel momento si era reso conto che l'acqua della fontana non era buona o per lo meno non sapeva buona.

Note:
[n] La concezione di regole sa brutta. I teoremi fondamentali sanno brutti. Come il continuo e ripetitivo ricorso alla tesi eraclitea. Se tutto sapesse brutto, come cazzo dovremmo comportarci? Marcello anche se è alto, non ha proprie regole su un semplice gioco. Segue come tutti un luogo comune. Una malsana legge che in realtà non esiste. Le regole possiamo non porcele soprattutto se sanno brutte.